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Proverbio africano: ciò che il cuore desidera ardentemente mette in moto le gambe


Roma, 1960, XVII Olimpiade, Abebe Bikila, nato nel villaggio di Jato in Etiopia, vinse la medaglia d’oro nella maratona, applicando alla lettera il proverbio questo proverbio!

L’etiope, alto 177 cm e 57 kg di peso, corse senza scarpe e divenne l’eroe nazionale e simbolo dell’Africa che si liberava dal colonialismo europeo, conquistando la prima medaglia d’oro del continente africano ai Giochi Olimpici.

Da allora, dove a livello mondiale nelle prime 20 posizioni c’erano per il 50% europei e solo il 30% di africani, le cose sono cambiate radicalmente. Recentemente la percentuale dei corridori europei, tra i migliori al mondo, è scesa all’11% , mentre quella dei corridori africani è balzata all’85% , il 55% dei quali sono keniani. Gli etiopi ed i keniani, nelle medie e lunghe distanze, ottengono circa il 90% di tutti i record del mondo e le prime dieci posizioni nelle classifiche internazionali.

Viene spontaneo chiedersi cosa rende questi corridori i migliori nel mondo?

Sia i keniani che gli etiopi sono stati studiati a fondo soprattutto dal punto di vista genetico per trovare il segreto del loro successo e per questo motivo sono state fatte molte ipotesi analizzando il loro DNA ( che sembra essere in grado di influenzare la loro capacità aerobica )e il gene ACE ( che sembra capace di smaltire più velocemente l’acido lattico, con un risparmio energetico di circa il 10% ).

Attualmente, però, non ci sono prove certe sul fatto che siano i fattori genetici a determinare le capacità dei corridori africani e, inoltre, per poter parlare di predisposizione genetica occorre ci sia una grande differenza di prestazione rispetto agli altri atleti e, al momento, non ci sono risultati tali da confermare questa ipotesi.

Ci sono altri due fattori molto importanti e da non sottovalutare e sono :

– l’altitudine a cui vivono e si allenano che va da quota 2000 metri in su, e questo permette loro di avere un ematocrito molto alto migliorando la loro ossigenazione.

– la motivazione del successo che li spinge a superare loro stessi in quanto le vittorie a quei livelli rappresentano ricchezza e fuga verso una vita più facile.

Dal punto di vista nutrizionale ci si può chiedere a quale stregoneria ricorrono per avere l’energia necessaria per vincere così tanto! A questo proposito sono state studiate le diete non solo di etiopi adulti ma anche di adolescenti e si è giunti alla conclusione che hanno un’alimentazione molto povera e semplice ricca in carboidrati (71% delle calorie totali), con un 15% di grassi e il 13% di proteine .

Ho raccolto la testimonianza di un ragazzino etiope di 15 anni, venuto in Italia circa 7 anni fa, di nome Wally e cresciuto in un villaggio tra le montagne vicino ad Addis Abeba, il quale mi ha detto che si cibava principalmente di “enjera”, una specie di crepe fatta con la farina ricavata dal miglio molto ricco di ferro e che accompagna le verdure. La carne è considerata un lusso, ed ecco spiegata la bassa percentuale di proteine , le quali vengono assimilate con il mais e i fagioli rossi, così come le vitamine e gli aminoacidi.

Questo tipo di alimentazione giustifica anche la particolarità morfologica dei corridori africani che è quella di avere i polpacci molto piccoli; caratteristica che gioca un ruolo molto importante nelle loro performance, in quanto richiedono meno sforzo muscolare nei movimenti delle gambe.

Nonostante tutto la corsa per loro è naturale come per noi andare in bicicletta o giocare al pallone, e a tutti quelli che si allenano nella corsa viene urlato un incitamento “ambessa, ambessa”, che significa leone, per dare loro la forza e la velocità del leone africano.

Dai suoi 3300 metri di quota, la Sierra de Chihuaha , detta Sierra Tarahumara (Messico occidentale) e l’Etiopia (continente africano) sono geograficamente molto distanti anche se poi , nella realtà dei fatti, hanno molti punti in comune . Si pensi , ad esempio, alla loro alimentazione ricca soprattutto di carboidrati e povera sia di grassi che di proteine; si pensi al condizionamento dell’altezza a cui vivono che influenza sia la loro grande capacità aerobica che l’adattamento al territorio.

Anche se questi corridori sono continuamente messi sotto la lente di ingrandimento per tentare di scoprire il loro indiscusso successo nella corsa , penso che nessuno riuscirà a svelare il loro segreto, se di segreto si può parlare, ma credo invece che la loro determinazione derivi da un forte senso del sacrificio che li porta a raggiungere una grandissima resistenza alla fatica.

Di D.ssa Emanuela Cedrino

Farmacista e Consulente in nutrizione umana e alimentazione applicata allo Sport e Fitness

Giancarlo Costa

Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006.